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L'ABC dei vini rosati

Un’intrigante tavolozza di tonalità, che variano dal rosa tenue, al chiaretto, dal cerasuolo al rosa corallo, per arrivare al rosa intenso. È il momento dei vini rosa, dopo anni in cui sono stati relegati al ruolo di Cenerentola. La regina della produzione e del consumo rimane la Francia, ma cresce la richiesta di vini rosa italiani (siamo il quarto paese produttore al mondo), soprattutto all’estero, con gli Stati Uniti che ci hanno fatto aumentare le vendite nell’ultimo anno del +31,8% in valore e del +21,1% in quantità. Risulta invece ancora tiepido l’entusiasmo dei consumatori italiani nei confronti della tipologia: siamo convinti però che questa diffidenza derivi dalla poca conoscenza dei prodotti e delle zone storiche di produzione. Ecco allora un piccolo vademecum per orientarsi nell’offerta. In più, per chi volesse approfondire l’argomento, segnaliamo il libro “I migliori 100 vini rosa d’Italia” appena edito da Slow Food Editore.

COME NASCONO

I metodi per produrre vini rosa sono quattro, ma prima di vederli nel dettaglio è bene ricordare che le sostanze che “colorano” il vino sono nelle bucce dell’uva, mentre il mosto è un liquido di colore trasparente che prenderà la tonalità finale dal contatto più o meno prolungato con le bucce: per produrre vini rosa, occorrerà dunque partire da uve a bacca rossa: a seconda del tempo in cui il mosto sta a contatto con le bucce, potrà assumere una colorazione che va dal rosa molto pallido fino al rosa molto carico (e se il contatto tra mosto e bucce si prolunga per giorni si avranno vini rossi e non più rosa). La tonalità del rosa dipende oltre che dal tempo di contatto tra mosto e bucce anche dal vitigno (ci sono, infatti, uve con maggiori capacità coloranti di altre) e dalla temperatura con cui avviene la vinificazione.
1) da pressatura diretta: dopo la pigiatura, il mosto viene subito separato dalla bucce; in questo caso, la cessione di colore è minima e si avrà un colore rosa quasi impercettibile.
2) con macerazione sulle bucce molto breve: in questo caso il contatto tra mosto e bucce dura qualche ora (in genere dalle 2-3 ore, fino a un massimo di 12 ore).
3) con macerazione prolungata: è un metodo di produzione uguale al precedente, ma il contatto tra mosto e bucce può variare dalle 12 alle 24 ore; in questo caso si avranno vini rosa più corposi e di colore più carico.
4) da salasso: la qualità di questo tipo di vini rosa è variabile, poiché è una tecnica utilizzata da chi vuole produrre vini rossi più corposi e concentrati; l’obiettivo principale del produttore, in questo caso, è quello di produrre un buon rosso e non un buon vino rosa.

LE ZONE DI PRODUZIONE STORICHE

Abruzzo
Cerasuolo d’Abruzzo Doc, da uve montepulciano d’Abruzzo: è stata la prima Doc d’Italia a essere destinata unicamente a vini rosa, che qui sono rotondi, di buona struttura e intensamente fruttati, soprattutto quando sono prodotti vicino alla Costa Adriatica.
Calabria
Cirò Rosato Doc, da uve gaglioppo: vini di colore intenso e buona struttura, che profumano di ciliegia e melagrana. Il sorso è gustoso e appagante e l’abbinamento gastronomico molto interessante.
Lombardia
Valtènesi Chiaretto Doc, da uve groppello in prevalenza, con saldo di barbera, sangiovese, marzemino e rebo; i vini profumano di petali di rosa e di frutta come la pesca, la fragolina di bosco e il lampone; all’assaggio, sono sapidi e delicati, con leggere note speziate.
Puglia
Castel del Monte Rosato Doc e Castel del Monte Bombino Nero Docg, da uve bombino nero: vini freschi e delicati, che profumano di fiori, frutti rossi e agrumi; all’assaggio sono fragranti e sapidi.
Salice Salentino Rosato Doc, da uve negramaro e malvasia nera: in questo territorio è nato il Five Roses dell’azienda De Castris, il primo vino rosa imbottigliato d’Italia. I vini sono freschi, ben equilibrati tra acidità e morbidezza e di grande bevibilità, con note fruttate, iodate, agrumate e balsamiche.
Veneto
Bardolino Chiaretto Doc, da uve corvina e rondinella (le stesse che si usano per la produzione dell’Amarone): vini di colore molto chiaro e gusto delicato, di buona sapidità e acidità, con note di agrumi tipo il mandarino e il pompelmo, cui si aggiungono sfumature di spezie, se bevuti dopo qualche anno.

LE ETICHETTE DA NON PERDERE

Cerasuolo d’Abruzzo 2017 Valentini
Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne 2017 Cataldi Madonna
Cerasuolo d’Abruzzo Rosa-ae 2018 Torre dei Beati
Cirò Rosato 2018 Librandi
Bardolino Chiaretto Ròdon 2018 Le Fraghe
Bardolino Charetto 2018 Albino Piona
Valtènesi Chiaretto La Moglie Ubriaca 2018 La Basia
Valtènesi Chiaretto Preafète 2018 Podere dei Folli
Castel del Monte Rosato Bombino Nero Pungirosa 2018 Rivera
Castel del Monte Rosato Parchitello 2018 Giancarlo Ceci
Five Roses 2018 Leone de Castris
Girofle 2018 Severino Garofano Vigneti e Cantine
Mjere Rosato 2018 Michele Calo & Figli

GLI ABBINAMENTI

I vini rosa sono molto versatili in tavola e, a seconda della tipologia, si prestano ad accompagnare la maggior parte delle ricette della tradizione italiana. Sono insuperabili con la pizza e le zuppe di pesce, interessanti con primi piatti, torte salate e ricette vegetariane. Serviteli tra i 10 e i 12 °C.

 

 

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